Cenni storici


La Preistoria

Paleolitico medio-superiore

Le prime attestazioni risalgono al Paleolitico Medio (ca. 120.000-35.000 anni fa; Homo Sapiens). Domenico Ridola effettuò gli scavi nel 1872-1878 trovando reperti litici a grandi schegge quali strumenti di tecnica levallois, lame di selce, grattatoi, punte, bulini.
Quindi non solo presenza di animali di grossa taglia (orsi, cervidi, iene) ma anche di quella umana. Ad Altamura è stato ritrovato l'Homo Neandertalensis databile a circa 50.000 anni fa. La vicinanza dei due siti fa ipotizzare che la zona fosse regolarmente frequentata da nomadi in cerca di cibo e che sfruttavano le grotte carsiche come rifugi naturali.
La vegetazione e il clima dovevano essere nettamente diversi da quelli attuali in concomitanza con la fine dell'ultima glaciazione del Wurm, causa della presenza di moltissima acqua e vegetazione.

Neolitico

Numerose sono le testimonianze risalenti alla fase neolitica (7.000-4.000 anni fa) rintracciate dal Ridola e poi indagate in tempi più recenti. Si tratta di villaggi trincerati di forma circolare, realizzati dall'uomo in zone d'altura e prossimi a corsi d'acqua. Il sito più noto è il villaggio trincerato di Murgia Timone il cui fossato ha la caratteristica forma a 8 frutto di un'ampliamento successivo del primo nucleo insediativo.
Le caratteristiche comuni ai villaggi sono:
fossato di difesa con muretto a secco (Laureano suppone che il fossato servisse per incanalare le acque verso una conca a valle che servisse quale approvvigionamento idrico); buche di palo per la costruzione di capanne di forma circolare o absidate; silos scavati nella roccia per la conservazione dei cereali; cisterne con canali di adduzione.

Età del Bronzo

La civiltà si evolve, si evolvono le strutture abitative e il sistema funerario, sfruttando spesso i siti neolitici già presenti o scavando nuovi insediamenti in grotta lungo le pareti scoscese della Gravina.
Uno studio recente dimostra, infatti, come la gran parte delle grotte scavate dall'uomo lungo i bordi della Gravina risalgano all'Età del Bronzo, la stessa Civita di Matera (dove attualmente sorge il Palazzo del Seminario, in via Riscatto) ha preservato testimonianze risalenti all'Età del Bronzo ritrovate dal Ridola nelle fondamenta del palazzo del Seminario.
Dell'Età del Bronzo sono anche le sepolture a grotticella disseminate sui pianori rocciosi della Murgia; le più note sono a Murgecchia e a Murgia Timone. Quella di Murgia Timone a doppio circolo di pietra e a doppia camera sepolcrale, è stata censita tra i siti astronomici utilizzati per calcolare il passare delle stagioni.
Le genti dell'Età del Bronzo non dimoravano solo nelle grotte ma integravano agli insediamenti rupestri anche strutture in superficie costituite da capanne, sfruttando gli insediamenti neolitici (vedi il sito di Trasano).

 

itinerari consigliati:

- Percorso Belvedere all'interno del Parco della Murgia Materana per ammirare il villaggio neolitico di Murgia Timone

- in alterniva la visita al Museo Archeologico Nazionale "Domenico Ridola"

 


L'Età antica

La colonizzazione magno-greca

Gli insediamenti rupestri furono utilizzati anche dai coloni Greci a partire dal IV secolo a.C., che alcuni secoli addietro (VIII secolo a.C.) giunsero sulla costa Jonica. Gli insediamenti con annesse necropoli rintracciate sull'altura della Civita e nel Sasso Caveoso sono per lo più a carattere sparso e questo dato fa ipotizzare l'assenza di una polis vera e propria.
I siti documentati sono nella zona della Civita, a San Nicola dei Greci, a San Pietro Caveoso, presso il convento di Santa Lucia alla Civita, a Gradoni Pianelle e Gradoni Pendino e presso l'Ospedale Vecchio in via San Rocco.
Si registra un notevole impoverimento della presenza magno-greca tra il III e il I secolo a.C. con rinvenimenti in Piazza San Francesco, sulla Civita e a San Nicola dei Greci.

Età repubblicana e imperiale

Si sviluppa maggiormente la campagna a discapito del centro abitato che, come si è detto, era a carattere sparso. Le zone limitrofe alla via Appia si popolano di strutture latifondistiche con vari tratturi. Tutto questo face sì che l'abitato si limitasse alla sola Civita, zona d'altura, mentre i due Sassi, caratterizzati da una folta vegetazione, rimanessero abitati in forma dispersa.

 

itinerario consigliato: visita al Museo Archeologico Nazionale "Domenico Ridola"

 


Il Medioevo

L'accentrarsi sulla Civita si acuì maggiormente nel periodo Tardoantico (III-IV d.C.) in virtù di una grave crisi economica dell'Impero che spinse la popolazione, già scarsa, a concentrarsi per ragioni di difesa sulla parte più alta, coperta da vegetazione e lambita dalla scoscesa Gravina. Le testimonianze storiche più precise si datano al VI secolo con la dominazione longobarda e le continue tensioni bizantine.
A partire dal VI secolo Matera risulta dominata dai longobardi e nell'VIII secolo risulta annessa al Gastaldato longobardo di Salerno. Influenze longobarde sono visibili nelle pitture ad affresco, vedi la Cripta del Peccato originale. Di questo periodo sono le necropoli rinvenute nel rione Malve nel Sasso Caveoso (sopra la chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve ) e sotto l'attuale Piazza San Francesco d'Assisi, sul piano settecentesco di Matera.
Questo dimostra come, nonostante la Civita fosse il centro abitato protetto da mura, un cospicuo numero di persone doveva abitare in grotta fuori dal circuito urbano fortificato.
Nel 866 i saraceni, attestati a Bari, invasero e misero a ferro e a fuoco Matera, dominata dai longobardi e definita munitissima civitas (città munita di mura). Ma non vi rimasero!
Nello stesso secolo i materani passarono sotto il dominio bizantino e le stesse famiglie longobarde furono inglobate nella giurisdizione bizantina. Quindi le due civiltà convissero senza tensioni. Nel 967 Matera viene elevata a metropoli quale diocesi suffraganea bizantina, dipendente da Otranto. La dominazione bizantina resistette sino al 1064 quando i normanni, giunti a Melfi, conquistarono il territorio e fecero di Matera una sede importante dal punto di vista politico-amministrativo. Nei documenti Matera è definita infatti come munitissimo oppido e città demaniale. Per garantire il controllo del territorio, i normanni strinsero una forte alleanza con i benedettini favorendo così la nascita di importanti monasteri:
- Santa Lucia alle Malve
- Sant'Eustachio (la cui chiesa, crollata inseguito, coincide con l'attuale chiostro interno alle Monacelle) visitato anche dal papa Urbano II giunto a Matera nel 1092
- San Pietro e Paolo (una chiesa rupestre celata al di sotto della duecentesca chiesa di San Francesco d'Assisi)
Il feudo di Matera passò così di feudatario in feudatario nel corso del 1200, ospitando i potenti Sanseverino e poi ancora Manfredi (figlio di Federico II di Svevia). Nel 1203 Matera fu nominata sede arcivescovile insieme ad Acerenza, fu così necessario intraprendere i lavori per la costruzione della Cattedrale (1230-1270).
Nel corso del XIV secolo le grotte fuori dalle mura erano numerosissime e tutte di proprietà di gente facoltosa: questo dimostra come l'abitare o il possedere una grotta non era prerogativa di povertà o di subalternità al vivere nella Civita, ma un suo completamento. Il costo medio di una grotta a uso civile oscillava tra un'oncia d'oro e le dieci oncie d'oro. Nel 1348 ci fu la grande Peste che ridusse di molto il numero degli abitanti.

 

itinerari consigliati: Tour completo "Matera sotterranea"; visita alla Cripta del Peccato originale

 


L'Età Moderna

Un incremento della popolazione si registrò invece nel Xv secolo, tra il 1444 e il 1467 quando, dopo la vittoria di Alfonso V d'Aragona su Luigi III d'Angiò, Giovanni Antonio Orsini del Balzo principe di Taranto, con l'annessione di Matera, favorì l'immigrazione degli Albanesi che si stanziarono ai margini delle Malve formando il nuovo nucleo insediativo rupestre denominato Il Casalnuovo (riportato in foto qui a accanto). Fu sempre l'Orsini a vendere il Castelvecchio a varie famiglie materane che trasformarono le antiche mura di difesa in dimore nobiliari.
I due Sassi cominciarono così a dilatarsi (con le sole grotte) integrandosi sempre di più con la Civita. A questo punto l'Orsini pensò di progettare un ampliamento delle mura facendo costruite la torre in stile aragonese che è sotto Piazza Vittorio Veneto, inglobando il borgo del Sasso Barisano. Nel 1468 fu emanato un regolamento che limitava l'escavazione di ulteriori cisterne e fovee!!! Nel XV secolo si registrarono anche favorevoli stagioni agrarie e un discreto afflusso di mercanti (orefici in gran parte).
Nel 1464 fu promulgata la riforma dell'amministrazione comunale con un governo più democratico, abolendo dunque il Capitano, ed eleggendo il Sindaco e 20 consiglieri di cui 10 erano espressi dalla popolazione delle contrade dei Sassi. Nel XVI secolo avviene una lenta trasformazione della tipologia architettonica civile e religiosa della città. Venne edificato il Palazzo del Sedile per ospitare il Governatore della città. Il luogo scelto quale sede del palazzo del seggio è la pianura rocciosa che divide i due Sassi e la Civita. Il Palazzo era costituito in principio da un arco a tutto sesto decorato da 4 virtù cardinali inserite nelle nicchie dei pilastri (le sculture sono in terracotta!), poi nel 1735 si provvide ad ammodernare il palazzo con l'aggiunta dei due campanili e le due sculture centrali raffiguranti i santi patroni di Matera, Sant'Eustachio a cui è caduta la testa durante un nubifragio alcuni anni fa e Santa Teopista (sua moglie) ai cui piedi sono raffigurati i Sassi in miniatura. Nel 1557 Leandro Alberti visitando Matera descrive come il banditore “comanda che ciascuna famiglia di quelle due valli tramontato il Sole, dimostrino il lume avanti le lor case, dato il segno consueto. Onde così eseguito, pare a quelli che sono nella terza parte della città sopra il colle, di vedere sotto i suoi piedi il Cielo pien di vaghe stelle distinte in diverse figure”.
In questa fase storica le grotte ricevono un ampliamento esterno detto Lamione (volta a botte). I maggiori proprietari delle grotte sono sempre stati gli ordini monastici che fittavano al popolo grotte, lamioni, cisterne e fovee. I prezzi delle case nel corso del secolo: 42 ducati le grotte; 72 ducati grotta grande; 250 ducati casa palazziata. Questo divario notevole nel costo delle case fa dedurre un avvio del divario sociale nei Sassi tra chi abitava in grotta e quindi nelle valli, e chi viveva nelle prime abitazione palazziate concentrate principalmente sul piano e sulla Civita, e in seguito anche nei Sassi.
Testimone diretto del XVI secolo fu Eustachio Verricelli da cui si apprendono diverse notizie riguardanti la città:
egli descrive la città che "tiene forma di uccel senza coda perchè la città ad murata è il corpo, la piazza et magazeni mezi murato è il collo et testa due burghi che vi sono l'uno ad est verso bari detto il sasso barisano et l'atro a nostra sinistra verso Monte Scaglioso detto il sasso caveoso senza muri sono l'ali"; documenta la presenza dei giardini pensili nei Sassi quando dice che il padre edifica “una casa in un suo giardino menzo la città nel cavare li fondamenti trovò una di queste sepolture (magno-greche) grandissima piena di vasi bellissimi“; testimonia la bontà dell'aria "tanto che pochissimi feriti di testa vi muoiono e di rado i corpi si ammalano, la gente vive sana e al più gli anziani passano i sessant'anni e vi sono molti che vanno verso i novant'anni e i cento"; descrive i suoi concittadini dicendo "gli uomini sono di giusta statura, ingegnosi e atti a prendere qualsiasi scienza e arte bellicosa, sanno nuotare nelle acque grazie alla presenza dello jurio, anticamente fontana buona; le donne sono di mediocre statura e mediocremente belle anticamente erano onestissime"; fa riferimento alla fertilità del terreno tant'è "che vengono a seminare e a pascolare dai paesi limitrofi"; descrive Piazza Sedile (all'epoca denominata Piazza Maggiore) "dove ci sono le botteghe di ogni sorta di mercanzia, speziali, drappieri, mercanti di panni, orefici e fundaci di ferro, fondaci di formaggio, di lana e macellai (detti beccieri) fuori la piazza e due comode osterie e molte taverne e cantine dove si vende il vino"; fa riferimento al Convicinio di Sant'Antonio "la città tiene un Convicino con cantine appartate freddissime che non hanno bisogni d'esteta della neve"; descrive le fontane "entrando in città c'è una fontana d'acqua sorgiva con una conserva d'acqua grandissima che però d'estate è sconsigliato usare perchè l'acqua provoca torciglioni alla pancia; c'è anche un grande serbatoio davanti all'Arcivescovado e i nobili e i gentiluomini hanno tutti grandi riserve d'acqua"; al suo tempo visse il Conte Tramontano che volle edificare il castello simile al Castel Novo di Napoli con cinque torri e un torrione grande al centro; la città contava all'epoca due mila 495 fuochi (anime/persone) e le gabelle (tasse) "sono tutte della città: la prima è quella della farina ma per comodità oggi si paga sulla quantità di pane cotto al forno; quella della carne il sindaco è eletto un anno come rappresentante del popolo (anno dispari) un anno come rappresentante della nobiltà (anno pari) sono in questa città diverse miniere cioè di oro in una arena (sabbia) rossigna et proprio al Castello ma è più la spesa che l'utile.
Tra il XV e il XVI secolo sono documentate a Matera numerose famiglie ebree attive sopratutto nella produzione di grano (la loro presenza a Matera sarebbe databile già a partire dal 1200-1300 in relazione a quanto è documentato per numerosi centri pugliesi limitrofi).
Alle spalle della Cattedrale sono state ritrovate numerose sepolture con iscrizioni riferite alla comunità ebraica, così come le incisioni di svastiche, nodi di Salomone e altri simboli all'interno di chiese rupestri (San Giovanni in Monterrone soprattutto). Nel 1495 quando Carlo VIII di Francia venne a conquistare il Regno di Napoli, un nobile filofrancese, Troiano Pappacoda, e un soldato francese s’impadronirono di 25 carri di grano appartenenti a giudei e ad alcuni cristiani, e ciò solleticò i soldati francesi e gli stessi commissari del nuovo sovrano a saccheggiare ed espellere tutti i giudei della città. Ma le autorità locali si affrettarono a denunciare al nuovo re sia il furto, sia la parva intenzione, affermando che se questa si fosse realizzata, sarebbe tornata a grave danno e pregiudizio dell’intera cittadinanza. Carlo VIII accolse la denuncia e in data 28 marzo 1495 comandò al suo luogotenente di far restituire il grano, o il suo giusto prezzo, e di garantire agli ebrei che abitavano nella città e nel suo distretto sicurezza nei confronti di chiunque avesse osato molestarli.

 

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